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ARGENTINA | Tribuna Italiana: La cattedra ‘Cultura italica y glocalizaciòn, passo determinante del ‘Progetto italici’

Domenico Di Tullio, su “Tribuna italiana”, quindicinale diretto a Buenos Aires da Marco Basti, scrive:

Nel mese di marzo comincerà le sue attività presso l’Università Nazionale di Mar del Plata, la Cattedra libera “Cultura Italica y Glocalización”. A tenere le lezioni, il Prof. Riccardo Giumelli, sociologo e docente dell’Università di Verona e un gruppo di giovani docenti della stessa Università di Mar del Plata, insieme a pensatori e promotori dell’idea dell’Italicità nel mondo.

Pur se vanno approfonditi altri aspetti, l’organizzazione e l’avvio della Cattedra “Cultura Italica y Glocalización” comporta un passo determinante del progetto innovativo, originale, di radici politiche e giuridiche italiane, che Piero Bassetti anticipava nell’Appendice del suo libro “Svegliamoci italici! Manifesto per un futuro glocal”, al quale ha dato il nome di “Progetto Italici”. Un progetto che nasce dalla messa in valore delle comunità italiane e italiche nel mondo e dal suo sviluppo a partire dal rapporto reciproco e con l’Italia in una rete globale. Un progetto dalle potenzialità straordinarie”.

“Proprio Bassetti – entusiasta dell’iniziativa – ha dato nelle ultime ore la sua disponibilità e farà parte del Comitato di Guida della Cattedra. Per arrivare a tale obiettivo, secondo me rivoluzionario, ci vogliono capacità di anticipazione, convinzione, perseveranza, intelligenza e il tempo necessario per la diffusione della cultura e dell’idea di civiltà italica, che farà da supporto strategico e geopolitico al citato progetto.

Un tempo per far conoscere e approfondire la diffusione dell’italicità, impostando due fasi. La prima per svegliare l’interesse nella tematica culturale italica, da complementare con attività coincidenti, coordinate e da promuovere, di conferenze, convegni, tavole rotonde, ecc. in tutta l’Argentina; l’organizzazione delle attività di turismo, da e per l’Italia, in particolare il “turismo delle radici”, visto che si tratta di attività naturalmente portatrici di cultura. E inoltre replicare il modello del Corso da tenersi in Argentina, in altri paesi. In tal senso ci sono già contatti per proporlo in Italia, Venezuela e Brasile.

Quanto alla seconda fase, riguarda la presa di coscienza del progetto e delle sue potenzialità e implicazioni da parte della politica italiana, fattore determinante per il successo del Progetto Italici. È necessario quindi, che i politici italiani, uscendo dal “caos” di cui parlava Zaratustra, possano “dar vita ad una stella danzatrice”.

In questo senso è da sottolineare che è un’ottima notizia la nascita a Roma del “Circolo degli Italici” – una iniziativa per valorizzare la “rete” degli italici nel mondo, costituita da trecento milioni di persone che si riconoscono nella dimensione culturale ed emotiva dell’“italicità” – promossa da Lucio D’Ubaldo e Umberto Laurenti, con la partecipazione di Piero Bassetti e del senatore Pierferdinando Casini.

È necessario quindi che il Parlamento italiano dia vita ad un soggetto legale e alla conseguente struttura, utili e necessari, tra l’altro, a concentrare a dare visibilità a enti, persone, manifestazioni, ecc. con una chiara visione innovatrice, strategica e geopolitica italiana. Un “dar vita” che coinvolga non soltanto la politica italiana, ma anche gli italici fuori d’Italia, senza i quali il progetto sarebbe irrimediabilmente carente.

Il “Progetto Italici”, ricco di sfaccettature, può trovare concordi praticamente tutti settori e schieramenti politici, così come le diverse realtà dell’economia, della ricerca, dell’innovazione, o del mondo culturale. Praticamente ogni campo, settore, ideologia, realtà italiana, può scoprire nuovi sviluppi a partire dal Progetto.

In un mondo nel quale la globalizzazione sembra vivere un momento di arresto, con la riscossa dei sentimenti nazionalisti, con i rischi dello scoppio di una guerra commerciale (che nella storia spesso sono sfociate in conflitti armati), il “Progetto Italici” mette in evidenza la ricchezza della felice intuizione di Piero Bassetti, una idea, un progetto e in definitiva uno strumento prezioso che la politica italiana ha a disposizione per rilanciare il Paese, sia internamente che – e specialmente – in ambito internazionale.

Perché l’Italicità travalica i confini nazionali, va oltre le nazionalità o le cittadinanze, coinvolge ma non è condizionata dalla lingua italiana, dall’economia, dalla politica, dalla religione. Per cui il “Progetto Italici”, offre all’Italia uno strumento, che senza ostacolare la continuità delle tradizionali direttrici della politica estera dell’Italia (Ue, alleanza transatlantica, politica di vicinanza nel Mediterraneo, ecc.) o l’impostazione di eventuali nuove che possano nascere da un cambiato scenario della politica italiana.

Guardato dall’estero, e come comunità italiane residenti nei vari paesi di accoglienza, il “Progetto Italici” offre – oltre al naturale collegamento strategico con l’Italia – una miriade di possibilità di sviluppi su quel territorio che è la rete, con sviluppi che potrebbero crescere in modo esponenziale, tante sono le potenzialità del Progetto. Per cui i grandi protagonisti del “Progetto Italici” devono essere le nuove generazioni di italici nel mondo, per rendere possibili interazioni in modo armonioso e creativo tra loro, con le varie realtà italiche nel mondo e con l’Italia.

Guardata attraverso questa lente, la “civiltà italica”, conosciuta, diffusa e promossa attraverso le cattedre, dev’essere l’anima del “Progetto Italici”, così come la sua “superstruttura identitaria”, come sostiene Ricardo Giumelli. Cioè l’avvio della cattedra “Cultura Italica y Glocalización” e la successiva replica in altre città, paesi e realtà, deve diventare la calamita capace di attrarre e svegliare nei non italiani, l’elezione di identificarsi come italici e nell’italicità ispirandosi ai suoi valori umanistici, creando una forza capace di scatenare un Nuovo Rinascimento della Penisola. Infine, riflettendo ancora una volta dall’estero circa questa problematica, cioè da una posizione di “meta”, credo di non esagerare se penso che i benefici che potranno scaturire dal “Progetto Italici” sia per gli italici in genere che per gli italiani in Italia in particolare, faciliterà a questi ultimi anche una maggiore integrazione. Cioè, che il funzionamento dell’italicità e le sue strutture, così come le concepiamo, contribuiranno anche a fare l’Italia e gli italiani, come voleva Massimo D’Azeglio.