“Dalla valigia di cartone allo zainetto col computer”. È questa l’immagine del cambiamento dell’immigrazione italiana verso il Belgio, emersa dalla presentazione del Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes organizzata dal Comites e ospitata nella sede dell’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles, che ha avuto luogo ieri, 17 febbraio.
I lavori sono stati aperti dal Direttore dell’IIC, Paolo Sabbatini, che dal suo arrivo a Bruxelles, poco meno di cinque mesi fa, ha dato un nuovo slancio e vigore alle attività dell’Istituto.
Ha poi preso la parola l’infaticabile Presidente del Comites di Bruxelles, Brabante e Fiandre, Raffaele Napolitano, che ha introdotto gli interventi – poi moderati dalla giornalista Maria Laura Franciosi – di don Claudio Visconti, della Fondazione Migrantes, Delfina Licata, curatrice del Rapporto Italiani nel Mondo, Tony Ricciardi, storico delle migrazioni, Università di Ginevra e Filippo Giuffrida, ITACA – Progetto ANTENOR.
Le conclusioni sono state sviluppate da monsignor Gian Carlo Perego, Arcivescovo di Ferrara – Comacchio, già direttore della Migrantes.
Dal dibattito è emerso come l’immigrazione italiana in Belgio sia un fenomeno sociale di portata vasta e complessa, che attraversa svariate epoche a partire dalla Prima Guerra Mondiale fino ai giorni nostri. Il susseguirsi ciclico di diverse fasi migratorie ha fatto della minoranza italiana la più cospicua nel paese tra quelle provenienti dal continente europeo. Ad ogni fase sono corrisposte vicende di varia natura, si sono alternati momenti di sofferenza e di affermazione, tragedie umane e conquiste sociali. Per lunghi tratti della storia migratoria recente, gli italiani in Belgio si sono relazionati ad una società ostile ed hanno occupato i piani più bassi della scala socioeconomica.
Col tempo e con grandissimi sforzi di integrazione degli italiani immigrati in Belgio, questi sono riusciti a salire la scala sociale, soprattutto attorno agli anni Ottanta. Il culmine lo si è avuto con l’incoronazione di Paola Ruffo di Calabria a regina del Belgio, nel 1993, un evento che ha sicuramente avuto un impatto importante sulla storia recente dei rapporti tra i due paesi. Ma resta anche un evento di grande significato l’elezione a Primo Ministro di Elio Di Rupo, figlio di immigrati abruzzesi giunti in Belgio nel periodo degli accordi bilaterali post bellici: manodopera contro carbone.
Nelle sue conclusioni, monsignor Perego, ha messo in evidenza come in poco più di 25 anni la mobilità nel mondo ha visto una crescita da 12 a 257 milioni di persone, crescendo di più nei paesi sviluppati rispetto ai Paesi in via di sviluppo.
“Il 30,2% dei migranti – ha detto Perego – camminano verso l’Europa, di cui, in particolare, 41 milioni sono migranti interni ai Paesi europei stessi e 20,5 milioni provengono dal Continente asiatico”. Inoltre dall’inizio del nuovo millennio si è assistito ad un consolidamento del sistema migratorio dell’Unione Europea, favorito dalla coesione dell’area economica UE e dell’armonizzazione delle normative europee.
Il Rapporto degli italiani nel mondo parla di “individualismo migratorio degli italiani”. Monsignor Perego ha ricordato come “non valgano più tanto i patronati, ma l’università, gli amici di studio, la delocalizzazione delle imprese, non tanto le catene familiari e di paese, ma le proposte lavorative, i social”.
Il rapporto – che Perego ha definito “gli occhi e gli occhiali per leggere concretamente la mobilità italiana” – è edito dalla Fondazione Migrantes, che è l’organismo pastorale della CEI. Tale Rapporto è l’unica pubblicazione, sinora edita in Italia, che studia la mobilità degli italiani all’estero.
Alla presentazione del volume hanno partecipato, oltre a Raffaele Napolitano e Benedetta Dentamaro, Tale rapporto sarà presto disponibile sul sito di Migrantes , dove sono scaricabili gli altri rapporti. Dal 2006 al 2018 la mobilità italiana è aumentata del 64,7%. Gli ultimi dati disponibili sugli iscritti all’AIRE suggeriscono oltre 5.800.000 di Italiani all’estero.
Solo nel 2017 si sono iscritti all’AIRE ben 243.000 Italiani, mentre le iscrizioni anagrafiche in Italia di cittadini provenienti dall’estero (immigrazioni) ammontano a oltre 343.000 (+14%).
Sono i Paesi europei che accolgono il numero più alto di cittadini italiani (54,1%) che lasciano il nostro Paese, mentre i flussi più consistenti di cittadini stranieri verso il nostro Paese sono quelli dei romeni (43 mila nel 2017).
Sebbene le iscrizioni AIRE e le statistiche ufficiali sottostimano il dato reale, i Paesi piú gettonati dai connazionali che si trasferiscono all’estero, secondo le iscrizioni AIRE del 2018, sono, nell’ordine: la Germania (743.799), la Svizzera (614.545), la Francia (412.263), il Regno Unito (301.439) e il Belgio (267.912).
Come ricordato ad ogni presentazione annuale dei rapporti, varie iniziative, studi e ricerche sono stati condotti in anni recenti e recentissimi, in Italia e fuori dall’Italia, allo scopo di indagare e conoscere la Nuova Emigrazione italiana.
Queste preziose esperienze hanno avuto il merito di mettere in luce alcune caratteristiche e peculiarità specifiche dei «nuovi migranti» italiani.
Il Presidente del Comites, Raffaele Napolitano, ha infine presentato il fumetto ‘’Una Storia Importante. 70 di immigrazione italiana in Belgio e oltre’’, le cui illustrazioni sono state disegnate dal celebre fumettista belga di origine sarda Antonio Cossu, docente all’Accademia delle belle arti di Tournai.