Nel giorno della Festa Nazionale Italiana vorrei rivolgermi alla Comunità italiana come agli amici belgi, per poter celebrare insieme la Festa della Repubblica malgrado le condizioni particolari a cui ci costringe l’emergenza sanitaria.
Quest’anno le esigenze di contrasto al Covid19 ci impediscono di organizzare il tradizionale ricevimento presso l’Ambasciata d’Italia. Ogni anno circa 400 invitati si sono riuniti a Palazzo Avenue Legrand. Nel corso di un evento particolarmente inclusivo i rappresentanti delle associazioni, della comunità, tanti studenti e stagisti, hanno potuto, accanto agli amici belgi, ai rappresentanti della Casa Reale e ai Ministri dei governi, federale e regionali, con i rappresentanti delle Istituzioni Europee, ricordare, tutti insieme, i valori della Repubblica a cui si ispira la storia dell’Italia dal secondo dopoguerra ai giorni nostri. Il ricevimento è stato inoltre ogni anno una vetrina delle eccellenze scientifiche e tecnologiche del Paese nonché del Made in Italy, dell’enogastronomia, della moda, del design che sono sempre molto amati in Belgio e nel mondo.
Il 2 giugno del 1946 il popolo italiano è stato chiamato a partecipare al Referendum istituzionale indetto per determinare la forma di stato da dare all’Italia. La maggioranza dei cittadini italiani optò per la Repubblica.
Mi piace a questo riguardo ricordare che il 2 Giugno 1946 per la prima volta furono chiamate ad esercitare il diritto di voto anche le donne. Da allora tanti progressi sono stati fatti in materia di parità di genere. Le donne oggi partecipano sempre più attivamente alla gestione della cosa pubblica ed occupano in tutti i campi posizioni apicali. La strada è tuttavia ancora in salita e come primo Ambasciatore italiano donna a Bruxelles, Ambasciatrice quindi come credo sia giusto farmi chiamare, sono naturalmente sensibile a queste tematiche.
Vorrei anche sottolineare come l’Assemblea Costituente sia stata chiamata ad elaborare la Costituzione italiana, un modello in Europa, in quanto è stata una sintesi mirabile dei valori e degli ideali delle famiglie politiche: cristiano-democratici, liberali, socialisti e comunisti che avevano combattuto contro il fascismo.
La costituzione italiana, che oggi forse in alcune sue parti potrebbe essere riformata per aderire ai tempi cambiati, ha costituito un esempio di mediazione al più alto livello. Credo che oggi dovremmo seguire l’insegnamento dei Padri costituenti.
In Europa in particolare è ormai giunto il momento di abbandonare la sterile opposizione tra egoismi nazionali che la cooperazione intergovernativa inevitabilmente apporta. È essenziale prendere lo spunto dalla crisi sanitaria ed economica senza precedenti che ci ha colpito per poter riaffermare in una visione di lungo periodo lo spirito di coesione e di solidarietà, facendo prevalere sugli interessi
particolaristici l’interesse collettivo.
È essenziale, a tal fine, pervenire ad una ricomposizione al più alto livello (e non al minimo comune denominatore) delle sensibilità politiche presenti nell’Unione Europea. Non si tratta di fare la carità, operando trasferimenti dagli Stati Membri più forti ai più deboli. La sfida che bisogna oggi cogliere, e le istituzioni europee stanno dimostrando di esserne perfettamente consapevoli, è costituita dal contrasto alle crescenti divergenze economiche non più ricomponibili nell’ambito della zona euro. È necessario evitare ulteriori frammentazioni del mercato unico ed individuare “il bene comune europeo” senza il quale il progetto stesso di Europa viene a mancare.
L’Italia ed il Belgio, Paesi fondatori dell’Europa, sentirono nel dopoguerra la stessa vocazione esistenziale nei confronti del progetto di integrazione europea. L’ancoraggio all’Europa fu essenziale per l’Italia, paese distrutto dalla guerra e che aveva vissuto l’oscura parentesi del fascismo. Il Belgio, campo di battaglia durante le guerre fratricide fra paesi europei, intravide anch’esso nell’Unione sempre più stretta tra i popoli dell’Europa un obiettivo fortemente legato al proprio interesse nazionale. Spaak e De Gasperi sono i protagonisti di una cooperazione italo-belga in Europa destinata a durare negli anni e che è ancora un punto di riferimento per le diplomazie dei due paesi.
La cooperazione italo-belga va quindi brevemente ricordata in questo giorno speciale per l’Italia. Oltre alle sintonie nei molteplici dossier europei, i due paesi avendo la stessa inclinazione al dialogo, allo spirito costruttivo della mediazione condividono in ambito Onu, Nato ed in genere sulla scena internazionale approcci e posizioni similari.
La partnership italo-belga è d’altronde antica, affonda le sue radici nella storia, come l’amicizia ed i legami di parentela fra l’Italia e la famiglia reale belga dimostrano.
Oggi, accanto alla diffusione nel paese del Made in Italy ed un interscambio nel 2019 di 33 miliardi di euro, accanto alle collaborazioni settoriali, nel farmaceutico, nelle biotecnologie, nello spazio come nell’economia circolare, è la presenza di una comunità italiana storica, ad affratellare i due popoli. La storia degli italiani in Belgio che ha avuto diverse fasi, anche quella dolorosa di cui il disastro di Marcinelle è stato emblematico, costituisce nel complesso una prova dell’apertura della società belga e di quello spirito di sacrificio e di coesione che gli italiani hanno saputo dimostrare soprattutto nei momenti di crisi.
Vorrei pertanto concludere questo mio intervento con un auspicio: che l’Italia, il Belgio e l’Europa tutta, dolorosamente colpiti dal Covid19, possano ritrovare quel sentimento di appartenenza ad un progetto comune, base di ogni successo e positivo sviluppo storico, come la rinascita avutasi nel secondo dopoguerra ancora ci ricorda.