di FLAVIO BELLINATO – Italiani Oltreconfine
Il voto all’estero è una straordinaria conquista democratica, ma oggi è anche uno dei punti più fragili del nostro sistema elettorale. Grazie all’impegno e alla visione dell’ormai scomparso On. Mirko Tremaglia, la norma che fece approvare oltre un ventennio fa ha segnato una svolta epocale: per la prima volta, milioni di cittadini italiani residenti all’estero hanno potuto partecipare in modo diretto alla vita politica del Paese. Tuttavia, a distanza di quasi vent’anni dalle prime applicazioni, quella stessa legge mostra limiti evidenti e necessita di una riforma urgente, concreta, strutturata.
Nel mio ruolo istituzionale di membro di un ComItEs (Comitato Italiani all’Estero), ho avuto modo recentemente di interrogarmi pubblicamente sul senso della riforma sulla cittadinanza, che pure rappresentava un passo atteso da anni. Un passo che, per com’è stato concepito e approvato, rischia di tramutarsi in un boomerang per gli italiani all’estero. Lo stesso rischio lo corriamo ora se non affrontiamo seriamente anche il tema del voto per corrispondenza.
Da tempo si ripetono, puntualmente a ogni consultazione, segnalazioni di irregolarità: plichi elettorali mai arrivati, giunti in ritardo o consegnati a indirizzi sbagliati; schede recapitate a persone decedute; elettori costretti a improvvisare soluzioni alternative per esercitare il proprio diritto di voto. Si assiste addirittura alla creazione di centri di raccolta voti improvvisati, che, pur nati con l’intento di “aiutare”, finiscono col tradire lo spirito della legge.