SVEZIA | ‘La Lanterna di Ponti’ all’Istituto italiano di Cultura di Stoccolma
“La Lanterna di Ponti” è un nuovo intervento site specific promosso dall’Istituto Italiano di Cultura C.M. Lerici, destinato a divenire permanente. Una nuova narrazione luminosa incontra e completa l’architettura progettata da Gio Ponti nel quartiere delle Ambasciate a Stoccolma alla fine degli anni Cinquanta, dando vita a un ponte progettuale che attraversa oltre mezzo secolo di storia e amore per la luce.
La lighting designer italiana Chiara Carucci firma “La Lanterna di Ponti” su commissione dell’Istituto di Stoccolma: un progetto volto a collegare due epoche creative diverse, uno spunto di dialogo tra passato e presente, tra il disegno originario di Gio Ponti per l’Istituto e l’edificio effettivamente realizzato, divenuto esempio leggendario per gli studiosi e gli amanti dell’architettura.
L’edificio, collocato in Gärdesgatan tra la zona verde di Norra Djurgården e il quartiere delle Ambasciate, rappresenta l’espressione compiuta della filosofia progettuale di Ponti, che predilige i piani ai volumi, sfruttando sapientemente la luce. Un’architettura ‘conseguente’, in cui la facciata, come anche in altri edifici realizzati nello stesso periodo, viene da lui considerata come una superficie bidimensionale da modellare.
Ad esempio, per la coeva e altrettanto celebre Villa Planchart, realizzata a Caracas nel 1957, Ponti intervenne alleggerendo l’intera struttura, che sembra quasi librarsi e fluttuare, e cadenzando gli spazi interni in un ritmo di successione e fusione. Villa Planchart fu concepita come un’opera d’arte totale: Ponti, infatti, si dedicò alla progettazione degli arredi interni, caratterizzati da uno stile elegante e moderno dominato da colori tenui come giallo, bianco e grigio, che si integrano perfettamente all’architettura. Ponti decise inoltre di rivolgersi ad aziende italiane, scegliendo opere di Damiano Chiesa, Cassina e Fornasetti.
L’edificio di Caracas e quello di Stoccolma hanno molti punti in comune. Pensando agli esterni dell’Istituto, infatti, Ponti aveva progettato un’illuminazione per molti versi simile a quella ideata e realizzata per Villa Planchart. Tale elemento, tuttavia, non venne mai inserito nel progetto definitivo dell’Istituto di Stoccolma, molto probabilmente per i limiti tecnici dell’epoca.
“La Lanterna di Ponti” riprende dunque quella riflessione già immaginata da Ponti, concentrandosi su quella luce razionale, importante e definitiva che mette in tensione i volumi di una architettura, che “simula forme, annulla certe percezioni di dimensioni e distanze perché non ha profondità, spacca in due certe unità creando aspetti illusivi, annulla e trasforma pesi, sostanza, volumi, modifica proporzioni…” come scrive lo stesso Gio Ponti in uno dei passaggi di “Amate l’architettura – L’architettura è un cristallo”.
Chiara Carucci si propone ora di raccogliere quel suggerimento “luminoso” inserito da Ponti nella fase iniziale di progettazione dell’Istituto e, in particolare, di reinterpretare l’idea del fascio di luce alloggiato all’interno della nicchia d’angolo dell’edificio, che ne avrebbe segnato l’intera altezza correndo da terra fino a raggiungere il tetto. Una reinterpretazione filologica, sia dal punto di vista architettonico che da quello culturale, ma al tempo stesso nuova, per tecnologie e impianto, e sostenibile, sia in termini ambientali che di impatto visivo. Per l’esecuzione sono stati adottati corpi illuminanti dell’azienda italiana iGuzzini, leader nel settore dell’illuminazione architetturale, specializzata in prodotti da esterni e nella ricerca sulla tecnologia LED.
L’intervento si completa con la nuova illuminazione della bandiera nazionale e quella europea, poste all’ingresso a indicare la territorialità italiana dell’area, e con una nuova lampionatura destinata a intervallare con fasci di luce l’ampio spazio esterno dell’Istituto, lasciando intatta la magia della grande finestra arredata, con la sua trama di piani d’appoggio e linee orizzontali e verticali che lasciano intravedere, come in una dimensione teatrale, la vita che scorre all’interno dell’edificio.
Il progetto si inserisce nell’ambito delle celebrazioni in occasione degli 80 anni di relazioni culturali tra Italia e Svezia, sviluppati attraverso l’attività dell’Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma: un anniversario importante, in cui, oltre a celebrare l’inizio e l’evoluzione di una storia di amicizia e di rapporti culturali e artistici, l’Istituto riformula la promessa di un impegno di conoscenza reciproca, in grado di presentare una cultura che sia espressione del nostro tempo e artefice prima della convivenza civile tra i popoli.
Nella fitta trama di questi 80 anni, lo splendido edificio progettato da Gio Ponti in Gärdesgatan 14 è stato il luogo in cui si sono susseguiti i protagonisti della cultura scientifica e umanistica italiana e svedese, che qui hanno talvolta “scoperto” un nuovo mondo culturale con cui confrontarsi, mentre altre volte ne avevano già condiviso i valori o i sogni.
L’Istituto in Gärdesgatan fu progettato dall’architetto e designer italiano Gio Ponti in collaborazione con Pier Luigi Nervi e Ferruccio Rossetti, e grazie al contributo finanziario di Carlo Maurilio Lerici, ingegnere e archeologo, che, animato da un forte desiderio di innovazione, sostenne gran parte delle spese. L’edificio è la rappresentazione dell’idea pontiana di architettura quale manifestazione di una civiltà dell’abitare, assecondando le esigenze del territorio, interpretandone il contesto, avendo ben presente le richieste dei committenti, sempre al di là di ogni sguardo nazionalistico, nel rispetto della fruttuosa collaborazione tra due differenti culture che si incontrano. La sede attuale fu ufficialmente inaugurata il 24 novembre 1958, alla presenza del re di Svezia Gustavo VI Adolfo.
Con le sue forme eleganti, leggere ed asimmetriche, l’Istituto di Cultura rappresenta ancora oggi uno degli esempi più completi del design e del linguaggio architettonico di Ponti nel periodo del dopoguerra. L’Istituto di Stoccolma è infatti un’opera d’arte totale, in cui tutti gli elementi di arredo sono considerati come espansione dell’architettura. L’estro e la creatività di Gio Ponti non si limitano infatti alla sola progettazione dell’edificio, ma si estendono a gran parte degli arredi interni, testimoniando la passione per il design e la cura per i dettagli ricorrenti in tutti i suoi lavori. All’interno dell’Istituto si possono quindi ammirare poltrone, tavolini, lampade, scrivanie e sedie progettate da Ponti per alcuni prestigiosi marchi di design italiani, quali Cassina, ArredoLuce e Cagliani&Marazza. Tra i mobili di maggior pregio, spiccano alcuni esemplari della Superleggera del 1958 e pezzi unici disegnati da Ponti per l’Istituto.
Chiara Carucci (Salerno, 1980) è progettista di illuminazione presso lo studio di architettura OkiDoki a Stoccolma, dopo vari anni come Senior Lighting Designer presso Tengbom. Figura di rilievo nell’ambito della associazione internazionale IALD International Association of Lighting Designers, per la quale ricopre la carica di Lead Coordinator Nordic Chapter, Chiara Carucci ha ricevuto il premio come migliore “40 under 40” per il Lighting Design Awards 2016. Ha collaborato con artisti e architetti italiani e internazionali, portando in luce opere d’arte, spazi pubblici e beni culturali. Chiara Carucci coniuga la passione per la progettazione con interventi artistici: al suo attivo vi sono infatti diverse installazioni, tra cui NaturaLED a Milano per il Salone del Mobile 2015, in collaborazione con il collettivo Italian Lighting Designers, e “Guerrilla lighting”, realizzata con IALD, per la giornata Internazionale della Luce a Stoccolma il 16 maggio 2018.
Per maggiori informazioni, vi invitiamo a consultare il sito dell’Istituto: www.iicstoccolma.esteri.it