STATI UNITI | ‘Una conversazione con Marinella’: Patrimonio Italiano Tv celebra il Made in Italy all’IIC di New York

nyc_2

Mercoledì 2 aprile, all’Istituto Italiano di Cultura di New York, si è tenuto un evento che ha celebrato (in anticipo) il Made in Italy. “Una conversazione con Maurizio Marinella”, organizzato da Patrimonio Italiano TV. L’incontro con il re mondiale delle cravatte ha acceso i riflettori sul valore della produzione italiana nel mondo, tra eccellenza artigianale e nuove sfide globali. Le cravatte di Marinella sono apprezzate da leader politici e capi di Stato e continuano a essere prodotte nella storica sede di Napoli.

 

Ad aprire l’incontro è stata l’Ambasciatrice d’Italia negli Stati Uniti, Mariangela Zappia, che ha confermato l’arrivo di nuovi dazi doganali su prodotti simbolo del Made in Italy.

 

“L’Italia è un Paese esportatore perché il mondo ci riconosce eleganza, qualità e bellezza. I dazi non sono certo un gesto amichevole, ma non vogliamo rispondere con chiusure”. Ha quindi ribadito l’impegno dell’Italia a difendere le proprie eccellenze attraverso la cooperazione e il dialogo. “La storia di Marinella rappresenta appieno lo spirito del Made in Italy: è fatta di famiglia, cura nei dettagli, e una promessa di qualità. Anche una cravatta ben fatta può raccontare un intero Paese”.

 

Durante l’evento si è tenuta la proiezione di “Una vetrina che guarda il mare”, il documentario dedicato a Maurizio Marinella e alla sua storica boutique sul lungomare di Napoli, accanto alla Villa Comunale, quando cavalieri e amazzoni erano i primi a varcarne la soglia.

 

Marinella ha ripercorso nel film la sua storia: la svolta nei colori – via i classici inglesi, spazio a rossi, gialli e azzurri – l’ossessione per il dettaglio, il nodo perfetto insegnato da Marcello Livi, e la prima trasferta a diciott’anni, da cui nacque il celebre ordine firmato Pietro Barilla. “Ogni weekend era un’occasione per crescere”, ha ricordato.

 

Maurizio Marinella ha preso la parola, spiegando al pubblico in sala il senso profondo del suo lavoro. Le sue cravatte hanno attraversato la storia d’Italia: da Ciampi ad Andreotti, da Cossiga a molti leader internazionali. Eppure, le offerte d’acquisizione non lo hanno mai fatto vacillare: “No, grazie. Le emozioni non hanno prezzo. Restiamo artigiani”.

 

Durante la pandemia, insieme al figlio Alessandro, ha assunto venticinque giovani, trasformando l’impresa in una vera scuola. Oggi lo sguardo è rivolto al futuro: la linea sostenibile nata dalla collaborazione con Orange Fiber – che ricava tessuti dagli scarti di arance – è stata adottata persino dal Ministero dell’Ambiente per le missioni ufficiali.

 

Tradizione e innovazione camminano anche con un pizzico di ironia: è nata così la linea di cravatte ispirata a Donkey Kong, in collaborazione con Nintendo. “Ero imbarazzato ma anche divertito. Mio padre e mio nonno si sarebbero messi le mani nei capelli…”, ha scherzato Marinella. Ma in fondo, ha aggiunto, “l’eleganza è una forma di rispetto. Un tempo si distingueva l’abito del mattino da quello della sera. Oggi vedo gente andare a teatro in jeans strappati…”.

 

Un percorso, quello di Marinella, che è “frutto di una credibilità costruita nel tempo e radicata nella qualità”, ha affermato il Console generale d’Italia a New York, Fabrizio Di Michele.

 

La Dott.ssa Elvira Raviele, Dirigente del MIMIT e delegata per il Made in Italy, ha acceso i riflettori sull’importanza della filiera produttiva: scuole, competenze, officine — un ecosistema prezioso e, come lei stessa lo ha definito, «un equilibrio delicato» da proteggere e valorizzare.

 

Diego Puricelli Guerra, preside dell’Istituto Bernini De Sanctis, ha invece ricordato come l’anima artigiana italiana continui a vivere anche tra i banchi di scuola, dove si coltiva il futuro di un sapere antico.

 

A chiudere l’incontro, il direttore di Patrimonio Italiano TV, Luigi Liberti, ha consegnato a Maurizio Marinella un riconoscimento speciale. Un gesto simbolico che rende omaggio non solo a un mestiere, ma alla coerenza di chi ha scelto, con orgoglio, di restare legato a un modo autentico di creare e di essere.