Il Corriere Italiano, giornale italiano in Canada diretto da Fabrizio Stoppino ed edito da MetroMedia, ci informa che il 2 dicembre scorso è stata inaugurata, alla Casa d’Italia di Montréal, dal presidente Enzo Palumbo, e dalla coordinatrice Margherita Amadigi, la sede canadese di “Una Voce per Padre Pio”.
«Padre Pio – spiega Enzo Palumbo – aveva un sogno: partire missionario nei paesi del Terzo mondo. Per una serie di motivi non riuscì a farlo. Noi, invece, che siamo “innamorati” di Padre Pio, della sua figura e delle sue opere, siamo partiti missionari per realizzare quel suo grande sogno. “Una Voce per Padre Pio” è un organismo laico, gestito da laici, che vuole portare avanti la missione terrena del Santo: il sollievo della sofferenza umana.
Regolarmente riconosciuto dal governo canadese, l’organismo di beneficenza ha due sedi in Italia, una a Roma ed una a Napoli, una in Costa d’Avorio, la direzione regionale dell’Africa dell’Ovest, che gestisce, con la nostra supervisione, un orfanotrofio, una casa famiglia, un villaggio per bambini diversamente abili e una serie di programmi; una in Togo, aperta lo scorso anno, ed una di prossima apertura nel Benin. Ad esse, si aggiunge la sede di Montréal. È il nostro “fiore all’occhiello”! Una sede nel cuore della comunità italo-canadese – continua Palumbo – per noi, che siamo in questo ambito da 20 anni, significa esportare il “Made in Italy” della carità all’estero».
Qual è il vostro obiettivo per Montréal e il Canada?
«Il responsabile della sede – afferma – è Constant Aka, originario della Costa d’Avorio, emigrato in Canada 11 anni fa. La sede canadese nasce anche in base alla sua esperienza di vita e alla sua volontà di ridare, in qualche modo, ciò che ha ricevuto per sistemarsi qui con la famiglia. Puntiamo molto – risponde il presidente – sul cuore degli italo-canadesi e delle altre comunità per applicare il programma approvato dal Governo e che si articola in quattro progetti.
Il primo è la costruzione, in costa d’Avorio, del primo villaggio per il recupero dei bambini affetti dal virus dell’HIV.
Il secondo, sempre il Costa d’Avorio, è un programma di formazione professionale per la lotta all’emigrazione, per formare e cercare di dare un lavoro alla gente sul posto, anche per evitare i continui sbarchi di emigranti lungo le cose europee…