Si è svolta a Khartoum, nella splendida cornice del Museo nazionale Sudanese, la cerimonia di firma dell’Accordo Tecnico tra Italia e UNESCO per avviare il programma biennale volto alla promozione patrimonio culturale Sudanese attraverso la riabilitazione del Museo. Presenti alla cerimonia il Viceministro per gli Affari Culturali, Sumeia Okud, l’Ambasciatore italiano, Fabrizio Lobasso, il rappresentante incaricato da UNDP Aiman Badri, ed Eugenio Fantusati dell’Ismeo.
L’iniziativa – finanziata dall’Italia e realizzata dall’UNESCO – è stata l’occasione per ricordare che il museo ospita al suo interno la più grande e importante raccolta archeologica dell’intero Paese, con esposizioni che riguardano diverse epoche della storia sudanese, dall’antico regno di Kush, al periodo cristiano della Nubia, all’Antico Egitto.
“Il patrimonio storico e culturale di un Paese identifica la sua civiltà e la sua cultura nazionale, la sua memoria collettiva. È insostituibile, inimitabile. E il dovere della comunità internazionale è quello di conservarlo e valorizzarlo”, ha sottolineato l’Ambasciatore Fabrizio Lobasso. “L’accordo che sottoscriviamo oggi con UNESCO è la testimonianza che le relazioni culturali rappresentano un pilastro, un asse portante della politica estera italiana”.
Esiste un network tra Italia- Sudan e Unesco che promuove il patrimonio culturale come chiava di lettura per sostenere attivamente le politiche di sviluppo e il dialogo interculturale. L’Italia, ha ricordato l’Ambasciatore, svolge anche un’azione importante nel campo della prevenzione e repressione del traffico illecito di opere d’arte con il sostegno del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, presenti in Sudan lo scorso mese.
Il Viceministro della Cultura Sumeia Okud ha ringraziato l’Italia ed in particolare il professor Fantusati per la sua dedizione agli scavi archeologici in Sudan e per aver reso noti – grazie al suo lavoro – i tesori dell’antica Nubia.
Durante la cerimonia, la missione archeologica diretta dal professore ha donato al Museo una replica scala 1:1 di una stele del Re Natakamani ritrovata nel 2016 presso il tempio di Abu Erteila dove la missione dell’Ismeo lavora da dieci anni. Il monolite appartiene a un periodo storico che è collocabile a cavallo tra il primo secolo a.C. e il primo secolo dell’era cristiana che si rivelò particolarmente prospero e florido per la civiltà di Meroe, una delle più importanti civiltà della Nubia antica.
Il progetto, ha aggiunto UNESCO, contribuisce a consolidare l’identità del Sudan e a salvaguardarne il patrimonio storico, artistico, e anche ambientale. La riabilitazione del Museo garantirà la valorizzazione complessiva del ricchissimo patrimonio del Paese promuovendo l’identità nazionale e il turismo.